⛏️ Vendere pale e picconi nel 2021

No, mi spiace, non è un tutorial su come aprire un ferramenta nel 2021. Ma gli arnesi da lavoro fanno parte comunque della narrativa di questa newsletter.

Durante la corsa all’oro nella California del 1800, nonostante quel che possa far pensare l’immaginario collettivo, furono davvero in pochi ad arricchirsi.

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La maggior parte di quelli che riusciva a far soldi infatti non erano i minatori che setacciavano la terra sotto il sole cocente, ma quelli che vendevano a questi ultimi pale, picconi, jeans da lavoro, tende e altri prodotti o servizi.

Le prospettive di questi due tipi di imprenditori, erano quindi totalmente diverse: i cercatori usavano la loro abilità e la loro pazienza nel cercare l’oro, cosa per altri versi non semplicissima, il rischio di restare a mani vuote era sempre più alto se paragonato all’eventuale beneficio. E più aumentava la FOMO, più persone si riversavano nelle vallate alla ricerca di fortuna (e quindi sempre maggior concorrenza).

I venditori di pale, viceversa, vendevano i propri prodotti ad un prezzo prestabilito, ad un mercato con una forte domanda e con bisogni definiti. Il guadagno era certo, senza picchi né verso l’alto né verso il basso, ma indipendente dalla presenza o meno d’oro nei giacimenti.

Due dei più noti, tra questi imprenditori e fieri promotori della Gold Rush, furono l’immigrato tedesco Levi Strauss e l’americano Samuel Brannan: un commerciante di jeans da lavoro e uno di utensili per la scavatura. L’intuizione li fece diventare, col tempo, i primi milionari d’America. Alla di possibilità di diventare ricchi in tempi molto brevi, preferivano un guadagno magari minore, ma certo e duraturo nel tempo.

È diverso oggi?

Il quadro è più o meno lo stesso che si innescò nel diciannovesimo secolo: ad arricchirsi non sono quelli che si danno battaglia per questa o quella miniera, ma quelli che producono o vendono gli strumenti giusti. Dal marketing all’intelligenza artificiale, dalla finanza all’e-commerce i mercati sono suddivisi secondo le stesse categorie: quelli che cercano di ottenere il guadagno o rendita, e quelli che forniscono a questi ultimi i mezzi ed i servizi per raggiungere lo scopo.

Tutto questo mi è venuto in mente tempo fa, mentre leggevo un articolo di finanza sul mercato globale dei semiconduttori. Come mai tanto interesse per questo settore? Perché i semiconduttori sono indispensabili per lo sviluppo delle attuali tecnologie e di quelle che saranno sempre più presenti nelle nostre vite come il 5G o l’Intelligenza Artificiale. E perché l’offerta non riesce a far fronte alla sempre più crescente domanda per queste tecnologie. Il principale fornitore nell’ambito dei semiconduttori è Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC), il quale ha un contratto di esclusiva proprio con la Apple per l’approvvigionamento di chip per i loro device. Le aziende tecnologiche fanno a gara per accaparrarsi quote di mercato, ma chi le rifornisce è quella che percepisce il guadagno maggiore.

In questi ultimi mesi si è sentito parlare spesso di Bitcoin e cryptovalute. Così come l’oro anche le cryptomonete si possono minare, ed è questo un immaginario fil rouge che lega i moderni miners a quelli del 1800. Le pale e picconi lasciano il posto a transistor, gruppi di continuità e schede madri sempre più potenti che consentono la generazione di Bitcoin.

E con le crypto anche il nuovo fenomeno degli NFT (non fungible tokens, ne parlerò prossimamente) fornisce la possibilità di monetizzare a tanti artisti e creativi, e investimenti alternativi non ancora inflazionati per gli investitori più aggressivi.

Anche in questo caso ci sono venditori, come Super.rare, e cercatori, ossia gli artisti stessi che propongono le loro opere sulla blockchain.

Ma se da una parte c’è un esercito di bitminers, dall’altra altrettanti frequentano centinaia di luoghi virtuali, gli exchange, dove è possibile fare trading di criptomonete come novelli Gordon Gekko nella Wall Street del futuro.

Coinbase è uno dei più celebri: prossimo all’IPO, si appresta a sdoganare definitivamente il trading sui Bitcoin e portare ulteriormente il fenomeno agli occhi di ancora più persone. E acquistando un’azione di Coinbase stessa si diventerà, per la proprietà transitiva, un venditore di pale e picconi [non è un consiglio di investimento].

Se Coinbase, Super.rare e TSMC sono venditori, ugualmente si possono considerare tali tutte quelle startup che investono sull’intelligenza artificiale e che consentono a scrittori, giornalisti e marketer di sfruttare le nuove tecnologie nel loro lavoro quotidiano. L’oro è il contenuto stesso, mentre l’infrastruttura è il framework sul quale ci si appoggia per generarlo, come il GPT-3 per esempio.

Ad una prima impressione, si potrebbe pensare che Amazon poggi il suo intero guadagno sulle vendite online, ma Jeff Bezos è l’esempio più lampante di venditore di pale del nuovo millennio: la AWS (Amazon Web Services) contribuisce agli introiti del gruppo con le vendite globali di servizi, essenzialmente su cloud computing, legati a molte attività: dall’attività di calcolo ed elaborazione dati fino all’analisi degli stessi o alla gestione di database (per citarne alcune). E il tutto è offerto a imprese, agenzie governative, startup e istituzioni accademiche. Se non sono pale e picconi questi…

E la stessa filosofia è quella che caratterizza il business model di Shopify o Oberlo nell’ecommerce e nel dropshipping: i nuovi cercatori d’oro possono sperare di trovare fortuna aprendo un sito ecommerce in pochi minuti (e senza nemmeno un magazzino come nel caso del dropshipping), grazie agli strumenti messi a loro disposizione.

Anche i coworking si possono equiparare alle pale e picconi: il numero di spazi di lavoro condivisi è esploso negli ultimi cinque anni. Nonostante la pandemia a Milano sono stati prenotati spazi già al 90%. Il futuro dello smart working passerà anche da qui. Non più solo casa, non più solo ufficio ma più spazi condivisi. E così anche le ghost kitchen: tu ci metti le tue abilità e le tue ricette, loro ti danno gli spazi dove cucinare.

Il marketing stesso è un settore dove il confine tra cercatori e venditori è più volatile. Ci sono più di 8000 app e software dedicati a chi fa marketing. E continueranno ad aumentare, perché continuerà ad aumentare la necessità di promozione di qualsiasi prodotto o servizio.

E nel futuro prevedo che l’oro sarà rappresentato dal marketing esperienziale ed immersivo, mentre i venditori di picconi saranno le case produttrici di hardware e software di VR/AR.

Ma l’economia che ruota intorno ai creators è il più chiaro esempio di caccia all’oro moderna.

Chiamateli influencer, gamers, Youtuber, scrittori, ambassador, digital entrepreneur. Il fenomeno della creator economy cresce sempre più rapidamente fino a diventare una parte integrante della forza lavoro moderna. Il sogno di guadagnarsi da vivere sul web è più vivo che mai e la si può considerare, con le dovute proporzioni, una vera e propria corsa all’oro new age.

I founder di TikTok, Instagram o piattaforme dedicate alla monetizzazione come Stir, OnlyFans, BuyMeaCoffee o Patreon lo sanno bene. Così come lo sanno bene i venditori di ring light che hanno sapientemente sfruttato l’onda e la spinta proveniente dalla fame di celebrità sui social:

Spazi server, gateway di pagamento, app per editare e montare video. La lista di strumenti a disposizione dei creators è in continua crescita:

Ora torniamo un secondo alla California del 1800: quando cerchi l’oro ti giochi l’intero business su un singolo colpo di fortuna. Un prodotto binario: funziona o non funziona. E così anche oggi i clienti o ti amano o ti odiano.

Se vendi pale e picconi è diverso. È vero, possono non essere affascinanti, ma contribuiscono con un reddito costante.

Certo, c’è sempre il rischio che il business diventi obsoleto o non più necessario. Se io vendo un determinato prodotto, cosa impedisce al tizio del negozio accanto di vendere lo stesso prodotto a un euro in meno? Ma se a quel prodotto aggiungiamo un servizio di consegna efficiente, grande competenza, grande attenzione ai clienti più fedeli, un customer care di qualità e differenziazione rispetto ai competitor, magari grazie ad un branding efficace, allora il rischio diventa un’opportunità.

Quindi il dubbio è lecito: è meglio vendere pale o cercare l’oro?

In termini pratici, costruire un business B2B non è sufficiente. Levi Strauss e Brannan sono stati tempestivi ed è difficile ritrovarsi nella loro situazione, anche per colpa di una crescente saturazione di mercato. Ma se da una parte il tempismo è importante, lo è ancor di più aggiungere valore al cliente finale. E soprattutto è fondamentale sfruttare una delle leve più importanti della digital economy: il compounding(o interesse composto).

Se puoi offrire un servizio/prodotto ad un cercatore d’oro, non sarebbe ancora meglio replicarlo moltiplicato per X?

Perché vendere un servizio di graphic design ad un’azienda quando puoi offrire una piattaforma globale di recruiting per graphic designer o un framework di lavoro rivolto a più graphic designer sparsi per l’Italia, Europa o Mondo?

Su questo scriverò un articolo ad hoc prossimamente.

Quindi differenziazione, branding e replicabilità saranno fondamentali per la caccia all’oro del futuro.

Tu sei un cercatore o un venditore?

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