Sono sbarcato su Clubhouse. Curiosity killed the cat.
TLDR: Clubhouse è il feed Linkedin + i vocali di Whatsapp. Ma ci sono anche lati positivi: per esempio, non ci sono ancora le Stories.
Non amo LinkedIn e nemmeno i vocali su Whatsapp, ma mi sembrava corretto indagare sull’app del momento. Ora che ho avuto modo di lurkare un po’, posso iniziare a tirare le prime somme.
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Per quei pochi che ancora non lo sapessero, Clubhouse è il nuovo place-to-be: la si può definire una “audiosocialnetworkingapp” ed è composta da stanze virtuali — rooms appunto — all’interno delle quali gli utenti possono incontrarsi e discutere in real time di qualsiasi argomento utilizzando esclusivamente la propria voce.
La caratteristica principale sono i ruoli degli utenti: possono interagire come semplici ascoltatori, speaker o moderatori. Al di là del numero di followers, non esistono altre vanity metrics (cosa buonissima). Tra l’altro non è possibile riascoltare le registrazioni delle stanze, e dal punto di vista della privacy questo è un plus.
L’hype è dovuto al sistema di accesso alla piattaforma, dove vi si può entrare solo tramite l’invito di una persona già iscritta e solo avendo un iPhone o iPad (per ora). Gli utenti non hanno inviti illimitati e la scarsità di questi ultimi non fa che aumentare la FOMO e la paura di perdere chissà quali scoop o informazioni.
È possibile creare delle nuove rooms a tema, e già il far parte di quel fortunato 1% dell’internet pare sia motivo di vanto (vedi consumo ostentativo).
Ciò che impressiona non è solo la valutazione che ne hanno fatto gli investitori — o che pare si basi su sole 6 linee di codice — ma che pur essendo relativamente giovane ha già iniziato a collezionare diverse critiche feroci. Gran parte di queste sono imputabili alla poca moderazione presente al suo interno, e alla natura stessa del medium utilizzato: audio in tempo reale. Nonostante il concept alla base sia molto interessante, la piattaforma è ancora strutturalmente acerba: una crescita rapida unita ad una moderazione dei contenuti pressoché inesistente fa di Clubhouse un social pericoloso sopratutto, quando aumenteranno gli iscritti, per i più giovani e per quelle fasce di popolazione particolarmente fragili. E anche la gestione dei dati degli utenti europei, leggasi GDPR, non sembra ancora del tutto chiara.
Vedremo se i founder saranno in grado di porre rimedio e trovare delle soluzioni in tempi brevi. Nonostante alcuni incidenti di percorso però il futuro è segnato.
E anche Elon apprezza:
Ma sulla scia di Clubhouse ci sono altre realtà che cercano di spingere sull’audio come Dialup, Sonar o Capiche. E pure Spaces di Twitter promette bene. E non mi sorprenderebbe vedere presto delle chat vocali anche su Facebook, Instagram o Whatsapp (vero Zuck?).
Quindi, la concorrenza si farà sentire presto. Nel mentre, ho immaginato quali potrebbero essere le tendenze che vedremo nascere prossimamente su Clubhouse:
- Incontri tra amanti del libro in circoli letterari;
- gruppi di lavoro legati a corsi di lingua (ascolto e pronuncia);
- Iscrizioni a pagamento in club privati dove esperti e docenti impartiscono lezioni e masterclass di vario tipo;
- Artisti, poeti, produttori, musicisti o DJ che si fanno conoscere grazie alle loro creazioni;
- Dibattiti politici;
- Canali di ASMR;
- Branded rooms per dibattiti a tema: e.g. una ipotetica stanza di Adidas con sportivi, speaker e moderatori d’eccezione;
- Gruppi satellite con i quali sopperire a quell’aspetto che manca nei podcast: l’interazione con gli ascoltatori;
Monetizzazione? Forse non è ancora il momento: ma gli annunci pubblicitari in stile radiofonico arriveranno per certo.
Credo comunque che l’app cambierà molto da qui ai prossimi mesi, così come è successo per TikTok. E il banco di prova più impegnativo sarà il ritorno alla vita normale, una volta finita la pandemia, quando ci si potrà incontrare nuovamente di persona o fare networking durante fiere e convegni.
Insomma, ne vedremo…anzi, ne ascolteremo delle belle.
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