🖼️ Cosa sono gli NFT, come si creano e perché dovrebbero interessarti

Onestamente non ricordo quanti pacchetti di figurine Panini abbia scartato da ragazzino, ma sperare di trovare le figurine di Volpi e Poggi era come cercare il classico ago in un pagliaio.

Se sei mio coetaneo, sai a cosa mi sto riferendo.

Beh, magari le stesse emozioni provate da imberbi, le potremo ritrovare nei non fungible tokens, comunemente conosciuti come NFT.

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D’altronde è nella nostra natura accumulare cose: siano essi vestiti, elettrodomestici, monete, fumetti, francobolli. Siamo vittime dell’accumulazione seriale di oggetti, ed ogni passione si può trasformare in un album Panini. E c’è più di una motivazione dietro a questo fenomeno: lo facciamo per dimostrare fedeltà a qualcosa o qualcuno, per guadagnare un determinato status o perché siamo sentimentali o semplici appassionati. Quegli oggetti che riponiamo in soffitta, ci aiutano a ricordare un pezzo della nostra infanzia, gioventù o magari una persona cara che non c’è più.

Ma il collezionismo si può trasformare anche in vera e propria speculazione e, quindi, lucrativa attività di business.

Da sempre ci si scambiano oggetti da collezione, sia per denaro che per hobby. Il prezzo è guidato principalmente dalla domanda e dall’offerta sul mercato, ma nonostante tutto, non c’è una spiegazione alla volatilità e alle fluttuazioni del prezzo di un determinato bene, perché il più delle volte è totalmente irrazionale. E gli NFT hanno esasperato questo concetto, come mai prima d’ora.

Ma cos’è, in soldoni, un token non fungibile?

Si tratta di un oggetto virtuale le cui identità, autenticità e tracciabilità sono indiscutibili, inviolabili, ed archiviate sulla blockchain (un libro mastro digitale, crittografato e decentralizzato).

La fungibilità è la proprietà di un bene le cui singole unità sono essenzialmente intercambiabili. Tipicamente, le monete da 1€ o le banconote sono fungibili perché possono essere scambiate in cambio di qualcosa al quale è stato attribuito pari valore. Quindi la non fungibilità è legata a beni non intercambiabili, e che quindi hanno una propria identità.

Ma non solo, gli NFT hanno più di una caratteristica che li rende speciali:

Unici: ogni token rappresenta un solo oggetto ed è unico, anche se ce ne sono di simili. Una foto della Gioconda può essere copiata o scaricata dal web da chiunque ed in qualunque momento. Ma la copia della Monna Lisa, magari quell’unica digitalizzata con uno scanner ad altissima qualità e certificata da un funzionario del Louvre in un particolare giorno dell’anno, è unica al mondo, e ha ovviamente un valore completamente diverso da un semplice jpeg trovato su Google Images.

Verificabili: la proprietà di questi beni è registrata sul libro mastro pubblico visibile a tutti, la blockchain appunto, eliminando così qualsiasi dubbio sulla sua legittimità. Questo li rende difficili da replicare e l’autenticità è garantita in ogni istante.

La forza principale di questo sistema è che è trustless: non esiste un’entità di vigilanza, perché non c’è necessità di fidarsi di qualcosa che non sia il sistema stesso.

Negoziabili: proprio come le criptovalute, i tokens digitali si possono negoziare in marketplace ad hoc. E per ognuno di essi è possibile visualizzare lo storico della proprietà.

Scarsi: poiché non possono essere copiati, una loro caratteristica intrinseca è la scarsità, e quindi la rarità.

Quali settori sono, o verranno impattati dagli NFT?

Arte digitale

Qualsiasi forma di arte digitale può essere facilmente screenshottata. Tuttavia, avendo una prova della proprietà e dell’autenticità, gli NFT forniscono agli artisti un potentissimo mezzo per vendere copie autentiche del loro lavoro ai propri fan. I token coniati consentono di aggiungere scarsità a un oggetto altrimenti riproducibile all’infinito, il che lo rende quindi prezioso. E uno degli aspetti più positivi degli NFT è che gli artisti possono specificare in anticipo se vogliono una percentuale sulle transazioni secondarie, potendo così guadagnare istantaneamente anche se la loro opera viene rivenduta in un secondo momento. Chiamiamole royalties.

Sono sempre più numerosi i siti di scambio di NFT, i cui leader sono Mintable, NiftyGateway, OpenSea o SuperRare e l’attuale giro d’affari da 220 milioni di dollari fornisce solo una minima rappresentazione delle dimensioni di questo fenomeno.

Nemmeno le principali case d’asta come Christie’s sono rimaste indifferenti: iI collage del designer Beeple, che racconta la sua ricerca artistica quotidiana durata ben 13 anni, è stato recentemente venduto per circa 69 milioni di dollari. Ma non sono da meno le vendite della celeberrima foto di GrumpyCat per 88 mila dollari o quella della gif del NyanCat per più di mezzo milione di dollari. Le foto dei gattini continuano ad essere i pezzi pregiati del web insomma.

Il collage di Beeple

Addirittura, c’è chi ha acquistato un Banksy originale (85.000 dollari) per poi distruggerlo e rivenderlo all’asta come NFT, in modo da farne aumentare il valore.

Collezionismo

Gli NFT traghettano alcuni oggetti da collezione come le carte sportive, francobolli, o l’arte moderna, nel mondo digitale.

NBATopShot è uno degli esempi più celebri: una mini clip di una stoppata di LeBron James è stata aggiudicata per 100.000 dollari ed ha contribuito a far scoppiare la nftmania tra gli appassionati. Ogni clip presente sulla piattaforma viene venduta in pochissime ore.

E la francese SoRare fa lo stesso col calcio. Gli utenti possono anche creare delle squadre con le loro carte e guadagnare punti in base alle prestazioni dei singoli giocatori (stile Fantacalcio), consentendo così di vincere criptomonete o altre carte rare (a loro volta rivendibili).

Sempre legata alla sfera calcistica c’è l’iniziativa di Socios che consente ai fan, con i fan tokens, di avere voce in capitolo in alcune delle decisioni chiave per il club, o di poter accedere in esclusiva a promozioni, giochi, oggetti da collezione e vincere premi settimanali.

Già diverse importanti squadre hanno aderito al progetto: Barcellona, ​​Juventus, Paris Saint-Germain, Roma, Atletico Madrid e Galatasaray.

Gaming

Degli 1,8 miliardi di dollari guadagnati da Fortnite nel 2019, più di un miliardo è stato ottenuto grazie agli acquisti in-game, come i costumi dei giocatori. Su Gameflip, una piattaforma che consente di acquistare e rivendere accessori di gioco virtuali, i costumi più richiesti arrivano a costare quasi 1000 dollari.

CryptoKitties, il gioco che ha raggiunto 12 milioni di dollari di transazioni e ha rappresentato da solo il 10% del traffico di Ethereum nel 2017, ha dato un assaggio delle grandi opportunità di monetizzazione dei tokens, che rappresenteranno un introito extra per gli sviluppatori.

Domini

La tecnologia decentralizzata sottostante rende incensurabili e non rintracciabili i domini generati tramite gli NFT. Unstoppable Domains è uno dei marketplace più attivi, dove è possibile registrare il proprio dominio .crypto ad un costo contenuto e senza necessità di rinnovarlo annualmente (ma immagino saranno regolamentati prima o poi).

Musica

Se c’è un settore che potrà beneficiare maggiormente dagli NFT, è proprio quello dell’industria musicale.

I tokens consentono infatti di ricevere un pagamento ricorrente dopo la prima vendita iniziale. È un sistema di royalties che funziona, perché decentralizzato, certificabile e non assoggettato alle strategie di Spotify, Apple Music e soci.

Il sistema piace e funziona: il produttore di musica elettronica 3LAU ha venduto NFT per 11 milioni di dollari, ed includevano un disco in vinile virtuale con canzone personalizzata dell’artista, l’accesso ad un catalogo di musica inedita e il disco in vinile fisico come bonus.

Gli stessi Daft Punk, prima di annunciare il loro scioglimento, hanno pubblicato alcuni tokens da collezione sulla piattaforma Rarible. E così hanno fatto Aphex Twin, Grimes, Kings Of Leon e Mike Shinoda dei Linkin Park, nelle ultime settimane.

Ma non solo i grandi artisti possono beneficiare di questi potentissimi strumenti. Anche quelli emergenti avranno più frecce nel loro arco, grazie alla blockchain. E stavolta non è il solito auspicio, ma qualcosa di più vicino alla realtà. Pensate se le centinaia di migliaia di musicisti — ora particolarmente in difficoltà a causa della pandemia e del divieto di tenere spettacoli dal vivo — non dovessero aspettare più mesi o anni per ottenere le loro royalties, ma potessero ricevere i compensi provenienti dallo streaming o dalle vendite dei concerti in maniera istantanea ed automatica. O se ci fosse una certificazione unica per il merchandising e l’uso della loro immagine. Tutto ciò sarà tecnicamente realizzabile grazie agli NFT, e alla blockchain.

Beni del mondo reale

Mentre utilizzare i tokens per oggetti virtuali è pratica comune, un altro impiego potenzialmente disruptive potrebbe essere quello di tokenizzare beni fisici presenti nel mondo reale. Qualcuno c’ha provato con un paio di sneaker.

Il vantaggio immediato è quello di tracciare la proprietà e l’autenticità di un asset, nel modo più trasparente possibile.

Teoricamente, una tecnologia che si potrebbe adattare egregiamente alla compravendita di automobili, orologi di lusso, real estate, proprietà intellettuale, event ticketing e molti altri tipi di beni o servizi. O anche alle società per azioni. Con queste ultime che, in un futuro non troppo distante, verrebbero scambiate proprio sotto forma di tokens digitali.

Ma cosa determina il loro valore?

Valore intrinseco: solo alcuni sono legati a beni fisici o possono avere una qualche utilità (come in un gioco, per esempio). Al momento quindi, la maggioranza ha un valore utilitaristico quasi insignificante.

Scarsità: La scarsità rappresenta un fattore chiave in oggetti digitali altrimenti riproducibili all’infinito, come l’arte o la musica. I creatori stessi hanno la possibilità di determinare la disponibilità e il valore stesso di ciascun oggetto.

Certificazione: non sorprende che, come nel mondo reale, anche in quello virtuale la reputazione o la fama dell’artista spesso determini il valore finale dei tokens. Quelli coniati da artisti famosi o influencer, avranno ovviamente più valore rispetto ad altri.

Signaling: così come le opere d’arte e i beni di lusso, anche possedere un NFT di grande valore si potrà considerare uno status symbol.

Speculazione: ad oggi, gran parte dei prezzi che abbiamo letto, sono altamente speculativi ed enormemente gonfiati dall’hype del momento. In futuro credo che ci sarà un fisiologico ridimensionamento, com’è stato per le ICO, dopo il 2017.

Ma per ora, ci troviamo in pieno bull cycle, e nascono continuamente nuovi progetti (alcuni interessanti, altri meno):

L’ecosistema degli NFT (Source: TheBlock)

Come posso iniziare a crearne uno?

Se sei un content creator, sappi che tutto può essere tokenizzato, grazie a piattaforme come Mintable, Rarible o Open Sea. Ognuno ha le sue caratteristiche, ma tutti necessitano prima o dopo di un accesso tramite wallet (un passepartout digitale). Io personalmente consiglierei MetaMask o TrustWallet.

Qui trovi un video tutorial su come mintarne (da minting, coniare) uno su Rarible. Potrebbe sembrare estremamente complicato, ma alla fine non è poi molto diverso dal pubblicare un oggetto su eBay o Subito.it!

Conclusione

Credo che gli NFT di domani non assomiglieranno affatto a quelli di oggi. Se in tanti avessero iniziato ad acquistare le opere d’arte per sostenere gli artisti perché c’è reale interesse, sarebbe una cosa fantastica: si tratterebbe di angel investing nell’arte contemporanea o di crypto-mecenatismo. Ma le centinaia di vendite milionarie delle ultime settimane appaiono inspiegabili anche a tanti addetti ai lavori.

È questo il problema degli NFT: non stai comprando l’arte. Stai comprando l’NFT. L’NFT non è arte. È qualche linea di codice, che include un riferimento all’arte.

Credo che, allo stato attuale, i tokens siano considerati una scorciatoia per la ricchezza e mera speculazione da parte dei crypto investitori, piuttosto che vera arte. E tutto ciò non potrà durare per sempre a questi ritmi. Nemmeno dal punto di vista ambientale.

D’altra parte però, penso che non abbiamo nemmeno iniziato ad scalfire la superficie di questa moderna tecnologia, e le opportunità che saranno disponibili in futuro, grazie agli NFT.

Comunque ho deciso anch’io di tokenizzare il mio primo post su Instagram e scatenare un’asta digitale: fra qualche anno, mal che vada, potresti avere tra le mani un pezzettino di storia della content creation digitale italiana. Se dovesse andare bene, saresti proprietario di un oggetto da collezione con il quale vantarti a tavola con gli amici.

In entrambi i casi a beneficiarne senza intermediazioni, sarei soprattutto io: il content creator.

Ma è anche questo uno degli aspetti più positivi degli NFT. O no?

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