Qui avevo parlato di NFT, oggetti virtuali collezionabili e del loro potenziale utilizzo come forma di speculazione. Essi rappresenteranno il futuro sotto tanti punti di vista, anche per merito del sottostante ecosistema delle criptovalute, ma gli investimenti su oggetti che è ancora possibile toccare con mano, non spariranno di certo. Anzi, saranno probabilmente accessibili da un maggior numero di persone.
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Grazie alle nuove generazioni, stiamo assistendo ad una crescente ricerca di nuove soluzioni per gestire e soprattutto accrescere i propri risparmi. Oltreoceano, l’esempio lampante di Robin Hood e della vicenda GameStop ci ha dimostrato come sia in atto una vera e propria democratizzazione di WallStreet.
Anche in Italia, sebbene non ci sia una grande cultura finanziaria, e sia presente da anni la popolare convinzione — retaggio del dopoguerra — che continui a considerare il mattone come l’investimento per eccellenza, qualcosa si sta muovendo.
I piccoli risparmiatori privati hanno accesso a strumenti prima impensabili. Ora tutto è aperto a tutti. Un cambiamento radicale, che nasconde delle insidie per tutti quelli che si faranno trovare impreparati, e che considerano queste piattaforme alla stregua di un gioco d’azzardo o come un metodo per fare soldi in modo veloce ed indolore.
Ma se da un lato la democratizzazione degli investimenti azionari è in atto già da qualche anno, è più recente quella degli asset di pregio come opere d’arte, auto d’epoca, orologi di lusso o whisky rari, fino a poco tempo fa di esclusivo interesse delle categorie più ricche come gli high net worth individuals.
Tutto questo grazie soprattutto al frazionamento azionario degli asset (o stock split), e a soluzioni come il crowdfunding o crowdlending. Ma di questi ultimi ne parlerò prossimamente.

A livello teorico, volendo semplificare: un’azienda incaricata reperisce, verifica e compra gli oggetti più degni di nota da collezioni private, produttori o aste. L’oggetto viene poi trasformato in una società e suddiviso in azioni. Una IPO, o offerta iniziale, viene così lanciata sul marketplace verticalizzato su un particolare tipo di bene, dove gli investitori di tutte le dimensioni possono acquistare una o più azioni e diversificare il proprio portafoglio. Dopo alcuni giorni, mesi o anni gli investitori hanno la possibilità di rivendere le proprie azioni ed incassare così l’eventuale plusvalenza.
Incrementare i propri rendimenti grazie ad asset con rendimenti storici elevati e senza dover possedere ingenti somme di denaro è ora possibile. Ma in quali settore si sta verificando questo fenomeno?
Arte

Acquistare un dipinto di Picasso originale sarebbe fuori portata per gran parte delle persone. Ma con un investimento contenuto e grazie ad una nuova piattaforma di investimento basata su blockchain, è possibile possedere una delle immagini del leggendario artista spagnolo. O quantomeno lo 0,0001%.
Ciò è reso possibile da Masterworks, una startup statunitense che offre a piccoli investitori la possibilità di acquistare azioni di opere d’arte multimilionarie, cosiddette blue chip art, a partire da soli pochi dollari.
Il mercato dell’arte contemporanea ha fornito rendimenti annui del 5,7% negli ultimi 30 anni e dell’8,8% negli ultimi 60 anni e ha sovraperformato l’indice S&P 500 del 172% dal 2000 al 2020, secondo l’Art Market Monitor. L’accessibilità di questo tipo di investimenti è stata limitata negli ultimi decenni, ma grazie a startup come ArtWook, ArtSquare, Arthena o ArtNet ora si può investire in frazioni di opere d’arte con somme tutto sommato contenute.

È vero, c’è differenza tra il possedere un vero Basquiat e poterlo esporre in salotto, o solo un pezzo della sua proprietà. Ma così come è possibile acquistare un’azione di Apple, Tesla o Google, ora è possibile diventare proprietari dello 0,005% di un celebre dipinto. Prima, era una cosa del tutto impensabile.
Collezionismo e Memorabilia
La definizione di collezionismo è troppo ampia, ma in questo caso farò riferimento ad oggetti come francobolli, figurine sportive, monete, antichità, gioielli e memorabilia. Siti come MythicMarkets, Collectable, OnlyAlt, Starstock e Dibbs essenzialmente acquisiscono, verificano e distribuiscono questo tipo di oggetti consentendo ai propri utenti di acquistarne anche solo piccole quote per mera speculazione, come ad esempio una casacca dei Bulls, indossata da Michael Jordan in una delle sue prime partite da professionista:

Sport
In alcuni casi l’investimento frazionario può riguardare anche cavalli da corsa, come con MyRaceHorse o addirittura atleti: SportBLX ha stretto un accordo col giocatore NBA PJ Washington dei Charlotte Hornets, e per 100 dollari per azione consente ai fan di avere una diretta partecipazione nei suoi personali successi sportivi e finanziari.
Vino

Il vino è uno degli investimenti alternativi più popolari al mondo. Per oltre 300 anni, i vini pregiati sono stati merce di scambio per ricchi collezionisti. Ma l’acquisto e la rivendita di vini, a scopo di lucro, ha preso piede solo alla fine degli anni ’70 con rendimenti del 13,6% annui e dal 2004 un rendimento addirittura del 247%, incredibilmente superiore se paragonato a quello azionario:

L’offerta di vino pregiato è legata alle caratteristiche geografiche del tipo di vite, alla capacità produttiva di una determinata cantina, ma anche a condizioni meteo, geologiche, economiche e politiche. Non solo c’è un numero finito di bottiglie che possono essere prodotte ogni anno, ma il vino continua ad essere consumato in un numero maggiore ogni anno. In altre parole, la domanda è alta, mentre l’offerta è limitata per definizione ed è inevitabile assistere ad un aumento (a volte artificiale) dei prezzi per alcune bottiglie. E non tutti si possono permettere di spendere determinate cifre.
Vinovest, Vinfolio, Vint o l’italiana Oenoinvest hanno reso più semplice costruire un portafoglio di investimento basato sul vino, modernizzando il mercato dell’intermediazione enologica e ampliando così la base di utilizzatori.
Sneakers e Moda
Le borse firmate sono sempre un buon investimento: la mia compagna me lo ripete spesso. Ma anche i numeri corroborano la sua tesi: secondo il report di Art Market Research infatti, una Birkin di Hermès ha aumentato del 46% il proprio valore nell’ultimo anno. Ma è vero anche che il suo prezzo è proibitivo per gran parte dei consumatori.
Fortunatamente il fractional share investing viene in nostro soccorso anche in questo caso. Otis, per esempio, permette di acquistare un pezzo di una borsa di Hermes del 2011, a soli 10 euro:

Non solo borse: anche il mercato della rivendita di sneakers è stimato intorno ai 2 miliardi e rappresenta un asset alternativo fuori dai radar, ma tremendamente redditizio, secondo un report di Cowen Research.
Secondo sneakernomics, alcuni modelli di sneaker originariamente acquistati per 250 dollari, ne valgono ora oltre 4.000, e sono rivenduti su app come Goat, StockX e TheRealReal.

Automobili

Oltre a rappresentare uno status symbol, le automobili di lusso hanno visto il loro valore moltiplicarsi nel corso degli anni. Rally o Koia, ti permettono di acquistare quote di diverse auto da collezione.
Conclusione
L’idea di prendere un’opera d’arte o una fuoriserie, e dividerne la proprietà tra diversi soggetti per ammortizzare il rischio, è senza dubbio intrigante. Ma non è sinonimo di buon investimento e non è certo che sia adatto a tutti i portafogli o per tutte le attitudini al rischio. Quello che emerge però è che è in atto una lenta ma costante disintermediazione dagli istituti finanziari tradizionali ed una democratizzazione dell’accesso a determinati asset economici.
Così come prima era complicato e dispendioso aprire un’attività commerciale o lanciare un progetto editoriale, anche nel settore degli investimenti in particolari tipi di oggetti, le barriere all’ingresso rappresentavano uno scoglio significativo.
Ora non è più così ed è, come sempre, la tecnologia a darci una mano.

📰 News
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- Pubblicità online, senza cookie di terze parti a rischio un mercato da 588 milioni.
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- Purtroppo non è abbastanza, ma la pandemia ci ha lasciato anche tre cose positive.
- Ennesima trovata di MSCHF: dopo le sneakers benedette — ne avevo già scritto qui — arrivano quelle sataniche (con dentro sangue umano).

💡 Learn
- Due report interessanti sul distributed work da parte di Microsoft e Atlassian. Entrambi concordano sul fatto che il lavoro, gestito così, sia un grosso freno all’innovazione.
- Tra il dire e il fare c’è di mezzo il dare.
- L’A/B test che esegue il New York Times per decidere i titoli dei suoi articoli.
- Una bellissima mappa, à la street view di Google, della New York anni ’40 e di quella anni ‘80.
- Vaporwave, Boho, Cultcore. Se non sapete cosa siano, qui c’è una wiki dove sono raggruppate e censite centinaia di estetiche e sottoculture (del web e non).
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📈 Trends & Stats
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