Qualche giorno fa ho rischiato di mettere sotto un rider che sfrecciava a tutta velocitĂ in centro a Milano, e che stava per tagliarmi la strada in contromano.
Fortunatamente in macchina vado sempre piuttosto piano, e l’atletico rider è parso assolutamente a suo agio nello schivare l’auto quindi non ci sono state conseguenze. Dallo specchietto retrovisore ho potuto poi vedere il logo che campeggiava sullo zaino: era quello di Gorillas, l’app di fast delivery che negli ultimi mesi è sbarcata in Italia e che promette di consegnare la spesa a domicilio in soli 10 minuti. Ho capito il motivo di tutta questa fretta.
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Quindi oggi è Venerdì e c’è sempre poca voglia di fare la spesa dopo lavoro, vero? E se potessi farlo tramite il tuo smartphone ricevendo (quasi) tutto e subito a casa? Bene, questo è il tuo momento, perché il commercio veloce (o quick commerce) è realtà e resterà con noi per un bel po’ di tempo.

Infatti abbiamo iniziato a vedere gli stormi di rider in nero di Gorillas in alcune grandi città , ma non saranno gli unici ancora per molto: Getir e l’italiana Macai sono pronti a farle concorrenza.
Ma cos’è esattamente questo commercio veloce? Come suggerisce il nome, è veloce. Molto veloce. Questo nuovo modello di ecommerce promette di offrire, in meno di 10 minuti, un’esperienza di shopping completa. Il cosiddetto q-commerce (quick commerce) vuole quindi portarti a casa la massima qualità in tempi record liberandoti dalla prigione delle fasce di consegna (come quelle di Esselunga & Co.) semplificandoti la vita.
Il modello di business è molto chiaro: massima velocità (a casa tua in soli 10 minuti) affidabilità (i tuoi prodotti preferiti saranno sempre disponibili e freschi) e flessibilità (sei tu a fissare i tempi, fai il tuo acquisto quando ne hai bisogno, senza necessità di pianificare nulla).
Ho già avuto modo di parlare delle dark kitchen, cucine situate in luoghi strategici delle città dove viene preparato esclusivamente cibo che viene acquistato su piattaforme di delivery (come Glovo, Deliveroo, Uber Eats, ecc.) da consegnare a domicilio. Allo stesso modo, il commercio veloce si basa sul concetto dei dark store, piccoli depositi da cui la merce acquistata esclusivamente tramite l’app può essere consegnata a casa in tempi rapidissimi.

Alcune delle zone di consegna di Gorillas a Milano.
I mini depositi sono autonomi e dislocati in quartieri strategici della cittĂ , in modo da ottimizzare al massimo i tempi di consegna.
Poter operare da locali che non offrono servizio al cliente offre diversi vantaggi: non avendo necessità di avere visibilità e traffico pedonale è possibile quindi posizionarsi in strade centrali ma secondarie, dove gli affitti sono più economici, servono meno metri quadrati a disposizione (lo spazio richiesto è solo quello per la merce), serve meno personale ma solo uno spazio ottimizzato per l’automazione delle operazioni.
L’inventario è molto limitato (solitamente tra i 1000 e i 5000 SKU): solo i prodotti più richiesti vengono approvvigionati su base quotidiana. Se cerchi l’olio al tartufo, probabilmente non lo troverai su Gorillas, ma non è questa la loro specialità . E i prodotti sono venduti direttamente da loro, non fanno da semplici corrieri.
La mission è solo una: rendere il servizio quanto più efficiente e veloce possibile. La rapidità è la discriminante per scegliere loro piuttosto che Esselunga o Everli, che hanno una scelta decisamente più ampia, prezzi più bassi ma tempi di consegna più lunghi.
Ancora sconosciuto al grande pubblico, il q-commerce si sta affermando progressivamente nel panorama europeo ma non solo. GiĂ diverse realtĂ come Dija, Zapp, Flink, Gorillas, Getir (e Blok) stanno gradualmente prendendo il sopravvento in un mercato in forte espansione, favorito anche dalla pandemia.

Fonte: Sifted
In una società sempre più in rapida evoluzione, i consumatori vogliono tutto, subito. Avere la spesa essenziale consegnata in un solo click e in pochi secondi è la nuova esigenza di consumatori sempre più pigri, esigenti ed impegnati.
Il segno dei tempi è che oggi diamo molta più importanza alla velocità di esecuzione di un ordine e alla qualità del servizio, piuttosto che alle promozioni o alla consegna gratuita.
Il q-commerce è quindi un concetto di consegna dello shopping che sfida il cronometro, che soddisfa le nuove esigenze di coloro che vogliono essere serviti rapidamente con i prodotti essenziali. Considerato come il commercio di terza generazione, il commercio veloce è infatti una vera e propria estensione dell’e-commerce. In effetti, questo modello si basa su due principi specifici per le vendite online: la velocità e la flessibilità delle consegne, con l’obiettivo finale di offrire ai clienti prodotti in piccoli volumi quasi istantaneamente.

Alcuni player internazionali si sono stabiliti in Italia e altri ne arriveranno, a partire dall’ultima arrivata Getir e con altre realtà come Flink, Cajoo o Dija, che probabilmente sentiremo nominare spesso nei prossimi mesi anche qui nel Belpaese, come seri concorrenti di Gorillas (che nel frattempo chiude un round da 1 miliardo di dollari diventando la startup europea a raggiungere lo status di “unicorno” nel minor tempo possibile, solo 10 mesi).
Son solo rose e fiori? Ovviamente no. Gorillas ha giĂ dovuto fare i conti con disordini sociali e il blocco di un magazzino di Berlino in seguito ad un contestato licenziamento di diversi rider.
Uno dei due founder, Kağan Sümer, non ha certo brillato di diplomazia ed un gruppo di dipendenti scontenti ha addirittura organizzato in collettivo guidando la protesta nei confronti dell’azienda che, peraltro, ha già dovuto fare i conti con una problematica fuga di dati personali.
Ma non è tutto: innanzitutto le condizioni di lavoro dei corrieri sono ancora complicate, sempre sotto pressione a causa dei ristretti tempi di consegna. E poi c’è l’aspetto contrattuale: se alcuni come Dija o Zapp hanno scelto di pagare direttamente i loro fattorini, altri continuano a preferire rapporti di lavoro precari, con gli stessi limiti che già abbiamo avuto modo di conoscere con Glovo, JustEat o UberEats nei mesi scorsi. E non dobbiamo dimenticare nemmeno le preoccupazioni dei piccoli negozi locali che temono questo nuovo tipo di concorrenza. It’s the competition, baby, è vero, ma un tessuto sociale ancora legato alla piccola drogheria di quartiere, come saprà reagire a questo terremoto?
Un altro interrogativo viene posto egregiamente dal Financial Times:
But is this convenience culture gone too far? Should we really be able to tap a phone for a tub of ice cream to materialise without our leaving the sofa? Teenagers on Xboxes (among other listless demographics) may have expected snacks to materialise since the beginning of time. But exasperated nags like me have always heeded the lesson that if we want a tube of Pringles, we better get off our backsides and get it ourselves. It’s called a work ethic. Civilisation is built on it. Now a round of apps is threatening to disrupt that. As Getir founders snappily point out, they are “democratising the right to laziness”.
Nonostante alcuni piccoli difetti strutturali e incidenti di percorso il quick commerce ed l’on-demand grocery si rivelerà comunque un settore molto prolifico: secondo Statista, peserà per più di 1,5 miliardi di euro solo nel 2021. E in base ad un rapporto McKinsey, il grocery online è cresciuto del 55% dal 2020 con una tendenza che dovrebbe rafforzarsi ulteriormente nei prossimi anni.
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