🦖 Content will eat the world

Why Software will eat the world scriveva Marc Andreessen nel lontano 2011. Di anni ne sono passati e qualche previsione l’ha azzeccata. Ma ora che i software sono diventati parte integrante delle nostre vite e pressoché scontati, lo scenario prossimo potrebbe essere più simile, a mio avviso, ad un Software will eat Content that will eat the world.

I progetti che mettono i contenuti al centro di tutto, sono considerati le nuove galline dalle uova d’oro e fanno sempre più gola agli investitori: negli ultimi mesi abbiamo visto una serie di acquisizioni di gruppi editoriali, da parte di grosse aziende tecnologiche o venture capitalist.

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L’ultima è stata Hubspot ad aver acquisito The Hustle, la newsletter di business che vanta 1,5 milioni di iscritti e monetizza soprattutto attraverso la pubblicità.

Ma non sono i soli:

Come afferma il co-founder di Hubspot:

E sarà un rapporto 1:1. Sia dal punto di vista organizzativo che decisionale, uno non potrà prescindere dall’altro.

Prendiamo proprio l’esempio di Hubspot: ha costruito una grande comunità attorno ai suoi contenuti educativi, con sette milioni di persone che ogni mese leggono i blog dell’azienda e centinaia di migliaia che visualizzano i suoi video su YouTube. La sua Academy è un’altra fonte di istruzione ed oltre 300.000 persone hanno ricevuto una certificazione targata Hubspot. I contenuti hanno sempre rappresentato il pilastro più importante, ancora più del prodotto, che non differisce poi tanto da quello di altri player del settore.

L’acquisizione di TheHustle è apparsa quindi piuttosto naturale: l’audience di riferimento è quella che interessa di più: marketers ma anche imprenditori, startupper, investitori e tutti quelli che potrebbero beneficiare, un domani, dei loro prodotti.

Tradizionalmente però, il piano di marketing di un’azienda B2B si è basato finora, online, sul mostrare il prodotto al maggior numero di utenti con advertising, SEO o (in parte) social media. La gran parte dei contenuti inbound consisteva in blog (nei casi più illuminati), report e cataloghi che avrebbero aiutato i loro prospect a prendere una decisione di acquisto.

Ora invece, i marchi B2B devono essere una parte importante della vita dei loro clienti prima ancora che usino il loro prodotto. Possono rappresentare una fonte quotidiana di educazione e informazione senza dover vendere qualcosa a tutti i costi. Possono guadagnare l’attenzione del loro pubblico creando continuamente valore e, solo in ultimo, proporre un determinato prodotto o servizio.

Insomma, i brand devono entrare nell’ottica di diventare veri e propri publisher come spiega Marketing Inside Group:

The biggest mistake brands make when making the shift to publishing is to think in terms of “campaigns.” Being a brand publisher doesn’t mean you create an e-book. And it’s certainly NOT about making “viral videos.” It’s really a cultural shift away from the “campaign brain” and towards continuous content development, curation and distribution of content that results in conversations, community and ultimately conversion.

As marketers we often over-estimate the importance of our company / product / solution in the minds of our buyers. We need to truly think in a customer-centric way.

I have found that there is a direct correlation between our ability to provide value online to our ability to gain an audience’s attention offline. All of those interactions have to be real and authentic. That’s what builds trust.

Contenuti, contenuti e ancora contenuti. Nel B2C e DTC non sono mai mancati come quelli originali di Netflix (Stranger Things o Black Mirror ad esempio) grazie ai quali è diventata una realtà da 180 milioni di abbonati, quelli delle star di Hollywood come Chris Hemsworth con la sua app Centr , quelli di AirBnb ed il suo magazine o quelli di TikTok, OnlyFans, Twitch e Patron, le piattaforme che stanno ridisegnando il mondo dei creator. Non potremmo parlare di brand publishing senza citare l’esempio più celebre della guida Michelin. E poi c’è il ritorno delle vecchie e tanto bistrattate newsletter: un treno che, ovviamente, nemmeno Facebook vuol perdere.

I contenuti saranno il futuro della tecnologia. Quest’ultima ha cambiato profondamente il modo in cui i prodotti vengono distribuiti e continuerà a farlo, ma solo i giusti contenuti possono permettere di incrementare la loro diffusione, migliorare il posizionamento dei brand e consentire la crescita esponenziale di utenti e fatturati.

📺 Se credevi che le televendite rappresentassero il passato allora dovrai ricrederti: come dimostrano Amazon Live o Walmart giocheranno ancora un ruolo significativo nello shopping online del futuro, come già possiamo vedere su larga scala in Cina.

👛 Anche i Ri-Ri-cchi piangono. Fenty, il brand di moda di Rihanna, chiude i battenti.

👋 Clubhouse al posto di Zoom per i meeting? Il video è spesso non necessario ed è possibile includere anche i clienti — quali migliori consulenti — nelle chat. Questa è l’idea di Sahil Lavingia, fondatore di Gumroad. Intanto Elon Musk vuole usarlo per chattare con Kanye West e Putin.

💸 Le tasse sul digital advertising? In Maryland ci stanno pensando.

👮 Alcuni poliziotti a Beverly Hills triggerano i filtri copyright su Instagram per evitare di farsi riprendere, utilizzando dei brani dei Beatles. Geniali.

👀 Il futuro degli influencer appartiene già al passato. Perché nella maggior parte dei casi coloro che vengono definiti influencer non lo sono affatto. Piuttosto sono hacker egoriferiti legati alle pubbliche relazioni, e per giunta spesso scarsamente remunerati. Parole e musica di Seth Godin.

🍷 Carino il rebranding del Tavernello.

🐦 Che leda o meno la libertà di espressione lo lascio decidere a voi, ma è ormai ufficiale: il buon Donald non metterà più piede su Twitter (a meno di account fake).

🍍 La Del Monte ha creato in laboratorio un ananas Instagrammabile.

🎙️ Se hai intenzione di assumere dei nuovi collaboratori nella tua azienda, questo framework con più di 50 domande guida da fare durante le interview dei potenziali candidati, può tornarti utile (sono in inglese, ma facilmente adattabili).

📧 Più di 50 template di email da utilizzare per lavoro e networking. Comprese quelle di follow up, note di ringraziamento e molte altre ancora.

📱 Instagram vuole assomigliare sempre di più a TikTok, lo sappiamo, e anche l’algoritmo di Reels viene aggiornato di conseguenza. Un articolo di Later prova a spiegarne il suo funzionamento.

🚀 21 modi per fare marketing senza usare i social media.

🛍️ Il SuperBowl si è appena concluso, e tante discussioni si sono fatte sulle pubblicità andate in onda durante la partita. Ma cosa spinge alcuni brand, al di là dell’aspetto economico, ad acquistare spazi pubblicitari e altri no?

📕 Una ricerca degli studenti del Politecnico di Milano che ci mostra come la natura intrinseca delle teorie del complotto influenzi il linguaggio visivo in cui sono espresse, che spesso fa riferimento alla cultura pop e prende in prestito l’estetica di diverse sottoculture del web.

📦 Nell’ultima email avevo cannato il link, quindi vi riporto nuovamente l’interessante video su come è strutturata la logistica di Amazon e come riesce ad organizzare efficacemente decine di migliaia di spedizioni al minuto, in ogni angolo del pianeta.

🔍 Perché quando cerchi qualcosa su Google spesso ti ritrovi a leggere altro e non più quello che ti interessa? È colpa della SEO Black Hat e di tutte quelle pratiche di posizionamento selvaggio che stanno rovinando il web come lo abbiamo sempre conosciuto.

📥 Queste sono alcune best practice, relative all’email marketing, utilizzate dai più grandi brand di lusso.

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