Pubblico questa newsletter da quasi tre anni. Non è stato tutto rose e fiori, ma ho portato a casa alcune lezioni che avrei tanto voluto conoscere prima di iniziare.
Scrivere bene online è foxxutamente difficile.
Scrivere qualcosa non è difficile: lo abbiamo fatto tutti a scuola, o per diletto. Tuttavia, quando pubblichi qualcosa online, competi contro una quantità potenzialmente infinita di contenuti, e se vuoi che la gente ti legga una prima volta e continui a farlo in seguito, devi imparare a scrivere bene. E ho scoperto, sulla mia pelle, che è più semplice a dirsi che a farsi. La scrittura ti costringe a costruire i tuoi argomenti in modo lineare. Se scrivi bene, ogni frase e ogni paragrafo dovrebbe condurre in modo naturale a quello successivo, e ciò può non essere immediato (la lingua parlata non funziona così, i miei pensieri ancora meno). Possiamo affermare che scrivere è un esercizio innaturale, l’esatto opposto del divagare su un argomento mentre parliamo.
Un’altra difficoltà è scrivere in modo conciso. È relativamente semplice riempire un articolo di paragrafi che ruotano più o meno intorno allo stesso concetto (la SEO insegna) ma il bello viene dopo. Ogni parola va cesellata con cura perché brilli di luce propria, ogni paragrafo dovrebbe essere disposto con armonia in un insieme coerente. È un esercizio di grande umiltà e disciplina capire se e quando devi cancellare quello che hai già scritto per farlo funzionare meglio.
In ogni caso, nonostante riversi i miei pensieri in parole su questa newsletter da alcuni anni ormai, non mi reputo assolutamente un bravo scrittore e sento di dover ancora affinare la tecnica ed elevare il mio stile. Magari, chissà, eventuali errori potrebbero essere anche tollerati e apprezzati per la loro idiosincrasia, come risposta all’asettica perfezione dell’intelligenza artificiale e di ChatGPT.
Non è vero che è già stato scritto tutto, su tutto.
Per uno come me, che scrive senza essere considerato il più competente su probabilmente nessun argomento, è complicato esprimere concetti nuovi o all’avanguardia. Ciò rappresentava proprio uno dei primissimi freni, appena deciso di lanciare LetMeTellIt:
“Di cosa parlare se non ho niente di nuovo da dire?”
Questa era la considerazione ricorrente. In realtà, tempo dopo ho compreso una cosa: se vuoi essere letto, non devi essere per forza il primo al mondo, basta che tu abbia il tuo punto di vista ed il tuo tono di voce. E, se a questo aggiungi un pizzico di esperienza personale, è quasi impossibile non produrre qualcosa di unico o almeno difficile da imitare.
Un’altra falsa credenza da sfatare è che per scrivere di un argomento occorra esserne profondi conoscitori. Spesso, al contrario, è guardandolo con gli occhi freschi di chi ancora deve imparare che si riesce a spiegare un concetto astruso in modo più limpido e accessibile. Gli esperti, avvezzi alle complessità, faticano talvolta a tradurle in parole semplici.
Alla gente piace leggere. Ancora.
Ha davvero senso aprire un blog nel 2023? Con tutti i contenuti multimediali social, l’intelligenza artificiale, lo streaming? Non sarebbe meglio aprire un account su YouTube? O un TikTok? Convincere le persone a prendersi il tempo per leggere un articolo sembrerebbe una battaglia persa in partenza.
Mia opinione personale: dipende. Se l’obiettivo è quello di raggiungere a tutti i costi la più ampia portata possibile o la notorietà probabilmente un altro mezzo sarebbe più funzionale. Tuttavia, per me è sempre stato più importante scrivere.
Le persone che ammiro di più (salvo rarissimi casi) sono quelle che scrivono, non quelle che bazzicano TikTok. Il mio role model è sempre stato quel tipo di content creator (si, chiamiamoli così). La parola scritta ha un potere evocativo senza pari, e ancora seduce quelle menti curiose disposte a coglierne tutte le sfumature.
E in tanti non si limitano a leggere. Alcuni addirittura si prendono il tempo di risponderti e raccontarti la loro opinione. La scrittura chiama e coinvolge.
Dopo aver scritto per oltre un anno, alcuni dei miei articoli hanno anche iniziato a comparire come risultati consigliati su Google. Questo non succede spesso, e concedetemelo, è una piccola soddisfazione.
In conclusione: se non sei dispostə a superare l’imbarazzo della pubblicazione, allora non scrivere. Anche questa può rappresentare una sfida non da poco, ma posso affermare oltre ogni ragionevole dubbio che si tratta di un’esperienza enormemente gratificante e che spero di poter coltivare ancora per molto tempo.
E tu? Credi ancora nella scrittura? Fammi sapere nei commenti, magari ne esce fuori una bella discussione!