Cosa sono le Super App e l’esempio di WeChat

Buon Venerdì!

Hai visto Sanremo? Vittoria, secondo me, meritata per Mahmood e Blanco e il loro brano decisamente export (in ottica Eurovision) e bravo Amadeus a rendere la kermesse musicale adatta ai tre diversi tipi di pubblico: i Gen Z, i Gen X e i Boomers. Non semplice in questo periodo particolarmente delicato e fatto di sfide generazionali. Colpo di genio anche quello di incentivare il Fantasanremo anziché scoraggiarlo. Sui social è stato un vero e proprio successo.

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Cosa sono le Super App e l’esempio di WeChat

A livello globale, al momento ci sono ben 273 unicorni fintech. Era inevitabile che gruppi come i MAAA (Meta, Amazon, Alphabet, Apple), iniziassero ad interessarsi a questo settore così lucrativo. Anzi, come afferma A16z, questa potrebbe essere una delle uniche valide strategie per rendere il loro business future proof. I MAAA possono vantare numerosi punti di forza: economie di scala, piattaforme strutturate e possesso di miliardi di dati degli utenti. È un vero e proprio circolo virtuoso che si autoalimenta: più dati finanziari forniscono i loro utenti, più rilevanti diventano i loro prodotti. Le big tech possono (e vogliono) quindi sfruttare meglio i dati rispetto alle banche tradizionali ed offrire così servizi e prezzi molto più competitivi. E se possono offrire servizi finanziari oltre a quelli già disponibili, più tempo gli utenti resteranno connessi sulla piattaforma con evidenti benefici in termini di introiti pubblicitari. Dall’altra parte aziende come Stripe o Paypal si stanno rendendo conto che offrire solo metodi di pagamento può limitare la loro crescita.

Ma la concorrenza, forse, potrebbe arrivare anche da più lontano: dalla Cina, per esempio. Le super app come WeChat sono le nuove e preoccupanti minacce: ai sistemi di pagamento affiancano anche una serie di funzionalità che le rendono l’approdo preferito per i loro miliardi di utenti.

La storia delle super app si incrocia con quella dello sviluppo economico dei paesi in cui nascono. La Cina sta diventando una potenza tecnologica e non più un semplice creatore di cloni seriale. Un significativo miglioramento della regolamentazione e un’apertura degli scambi con gli altri paesi hanno permesso poi di espandere le proprie conoscenze e competenze tecniche. Da allora, il paese ha visto crescere in maniera inarrestabile il suo PIL. 

Come spiegare il successo delle super app in un territorio come quello asiatico?

Uno dei motivi principali è che i consumatori cinesi hanno subito un improvviso processo di inclusione digitale. In mercati sviluppati, come Stati Uniti ed Europa, la presenza di soluzioni più avanzate tecnologicamente e un accesso diffuso al web hanno fatto sì che diminuisse la necessità di applicazioni tuttofare, vedendo così la nascita di una frammentazione delle soluzioni disponibili. Si pensi che in Italia ci sono almeno una quindicina di app solo per il delivery.

Inoltre, l’ecosistema delle applicazioni mobili cinese è l’opposto di quello che conosciamo in Occidente: l’iPhone è stato ufficialmente commercializzato solo di recente, mentre il Google Play Store non è ancora accessibile.

Questa situazione ha permesso a giganti locali di avere la meglio, come ad esempio Tencent con WeChat (o Weixin (微信, e che ha poco a che fare con la versione light a cui abbiamo accesso in Occidente). 

Nata inizialmente come chat molto simile a WhatsApp, si è evoluta progressivamente fino a diventare un coltellino svizzero digitale, con il quale è possibile pagare, noleggiare oggetti o servizi, prenotare hotel e ristoranti, parlare con gli amici o trovare l’anima gemella senza mai abbandonare l’app che, al momento ha una penetrazione dell’80% nella popolazione cinese.

 

Nel report di Sturgeon Capital, vengono evidenziati alcuni fattori che innescano l’evoluzione di un’app standalone a super app, come scalabilità, integrazione con servizi finanziari e implementazione di accordi con app di terze parti. Infatti, la forza di WeChat si basa sia sul suo sistema di messaggistica, utilizzato da centinaia di milioni di cinesi, ma anche sul suo sistema di pagamento integrato che offre una gamma completa di servizi bancari e finanziari. Per completare il quadro, WeChat ha lanciato qualche anno fa la possibilità di utilizzare al suo interno ulteriori mini software così da evitare che gli utenti abbandonino la piattaforma per svolgere determinate operazioni.

La messaggistica rimane il prodotto pull (quello per cui si installa l’app) mentre i servizi accessori sono la leva usata per la fidelizzazione (quella che fa mantenere un utente nel tempo).

Da segnalare anche Meituan, e Alipay, che stanno cercando di detronizzare WeChat dal ruolo di super app preferita dai cinesi.

Il grande impatto delle super app nel mercato asiatico non si ferma alla Cina: vale la pena segnalare anche Line, che si sforza di riprodurre il modello in Giappone, così come Paytm, leader indiscusso in India. Situazione molto simile in Indonesia con GoJek che spiega il concept dietro la loro app in una pagina dedicata.

Come detto, il principio di super app funziona bene in quei paesi non ancora avanzati tecnologicamente. Ne sono un esempio quelle presenti nell’America Latina, anche se al momento nessun player si può ancora paragonare a WeChat: in Brasile è in atto una convergenza tra applicazioni delivery e neo banche come Nubank o Banco Inter e in Colombia c’è Rappi, che da delivery sta implementando più tipologie di servizi all’interno della sua applicazione e si sta espandendo anche nel resto del Sud America.

Una modello di business che vuole imporsi anche in Africa con OPay, Pesapal e Tingg e in Medio Oriente con Careem.

Ma perché in Occidente non ci sono ancora super app come WeChat? In Italia, USA e in Europa ci stanno lavorando, ma la vera domanda è: chi sarà il primo a proporre una soluzione simile anche nell’emisfero occidentale?

 

 

Il primo candidato che viene subito in mente è Meta: ha il bacino di utenti più vasto, oltre a una galassia di applicazioni che coprono uno spettro molto ampio di esigenze, dal social alla messaggistica, passando per marketplace, pagamenti e dating. Ma solo perché hanno i numeri e le tecnologie, non significa che abbiano anche la strada spianata per farlo. La regolamentazione antitrust americana sembra ostacolare questo percorso di crescita. Ma oltre agli aspetti legislativi, dobbiamo tenere conto anche degli utenti che iniziano a essere sempre più consapevoli dello sfruttamento dei propri dati personali.

Un altro papabile è chiaramente Google: in termini assoluti potremmo dire che Alphabet una super app già ce l’ha, Android, il sistema operativo che alimenta gran parte degli smartphone del pianeta. Inoltre Alphabet offre già un portafoglio elettronico, Google Pay.

Anche Apple si trova in una situazione simile: sistema operativo, browser, applicazioni, e pagamenti: ci sono già quasi 400 milioni di utenti Apple Pay in tutto il mondo.

Amazon è forse il candidato più logico per una ipotetica integrazione verticale: pagamenti (con Amazon Pay che ha più di 40 milioni di utenti), credito, assicurazioni e chissà cos’altro nel futuro. Insomma, Amazon è avanti.

Quali potrebbero essere gli outsider? Uber certamente, che sta man mano integrando sempre più servizi oltre al classico delivery, i servizi di BNPL come Klarna, oppure Snap, Venmo, Revolut ma soprattutto Paypal, che già da tempo offre servizi finanziari e che recentemente ha lanciato la possibilità di acquistare crypto tramite la sua interfaccia.

Quindi niente più cloni cinesi. La vera sfida è diventare il copycat occidentale di WeChat.

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