Io non ho figli adolescenti, e ho superato gli “enta” da un pò. Eppure, comprendere la filosofia di vita di un cluster di persone anagraficamente così diverso dal mio come quello dei Gen Z, l’ho sempre ritenuto stimolante.
Vedere come si rapportano i giovanissimi con il mondo del lavoro, i brand, le istituzioni e la tecnologia fa capire quale direzione stia prendendo la nostra società.
Hai ricevuto la newsletter da un* collega o amic*? Puoi iscriverti qui. Vuoi partecipare al programma di referral? Trovi le istruzioni in fondo alla mail. Vorresti sponsorizzare la newsletter? Non ne puoi più delle mie email? Trovi il link di disiscrizione alla fine di questo messaggio.
Diversamente dalle generazioni precedenti, quella dei nati tra il 1995 ed il 2010 è cresciuta con un device tecnologico in mano (o nella culla in alcuni casi). I Gen Z sono dei veri e propri nativi digitali. Fin da piccoli sono stati esposti alla tecnologia e ad internet. Gli unici telefoni che conoscono sono gli smartphone. Il Nokia 3330? Non sanno nemmeno cosa sia. Il BlackBerry? Meh.
Citando Alessandro Laborano da Link:
Le loro foto da piccoli erano pubblicate su Facebook dai genitori prima ancora che sapessero cosa fosse un social, magari con il viso coperto da un adesivo sorridente. Quando fu lanciato il primo iPhone sul mercato, i più vecchi dei giovanissimi di oggi non arrivavano ai dieci anni. Sono madrelingua del digitale, e se le precedenti generazioni hanno dovuto fare un salto dall’analogico, i baby post-millennials hanno imparato a usare il tablet prima ancora di camminare. Vivono immersi nella tecnologia, se entrano in un locale la prima cosa che ordinano è la password del wi-fi.
Il 45% dei teenager americani è sempre connesso (nel 2015 erano meno del 24%), ovviamente sui social network. Ma quale social? Un obsoleto ragazzo del 1995 come me risponderebbe “Facebook!”, e invece no, la piattaforma di Zuckerberg ha completamente perso appeal sulla nuova generazione. L’habitat naturale dei post-millennials è quello dei social che fanno dei contenuti visivi la loro colonna portante: YouTube è il più gettonato, poi Instagram e Snapchat. Il motivo è che i video danno più facilmente la possibilità di esprimersi, di diffondere le proprie idee, e soprattutto hanno un linguaggio universale rispetto alla comunicazione statica e prevalentemente testuale di Facebook e Twitter. Per definizione i post-millennials poi sono poco fedeli, pronti a migrare rapidamente verso nuove app, e il podio dei social più utilizzati potrebbe cambiare molto presto, con TikTok, ex Musical.ly, esploso negli ultimi mesi, che permette di creare e condividere brevi video di pochi secondi, sui quali i ragazzini ballano, cantano in playback, o recitano scenette comedy. Solo in Italia l’app conta quasi 3 milioni di utenti.
La Gen Z è una generazione estremamente iper-cognitiva, e sempre informata su più argomenti. Raccogliere e incrociare molteplici informazioni è per loro una routine, così come imparare qualcosa in poco tempo navigando o guardando dei video su YouTube.
Il video che è, infatti, il principale formato di fruizione dei contenuti.
I loro thirdplace non sono più luoghi fisici ma virtuali. E TikTok è solo la punta dell’iceberg.
I Gen Z sono propensi a risolvere i problemi da soli piuttosto che affidarsi alle istituzioni. Hanno una mentalità molto imprenditoriale e sono bravi ad “arrangiarsi”. Sono curiosi, desiderosi di imparare e molto ben informati sin dalla giovane età (stanno molto più tempo su Wikipedia di quel che si pensi). Anche per questo sono più realistici e vivono la loro vita in modo più pragmatico rispetto alle generazioni precedenti. Vivendo vite virtuali parallele e con uno schermo come estensione del proprio corpo, lo stile comunicativo è diventato “visual”, ironico e caratterizzato da un uso creativo dei meme.
Quasi il 90% trascorre parte del proprio tempo libero in attività che considera produttive e creative, e quasi l’80% di loro ritiene di dover lavorare più duramente delle generazioni precedenti per avere successo. Sono ambiziosi e disposti a cambiare il mondo in cui vivono. Pensano che il miglioramento sia più importante della scoperta, che reinventare sia meglio che partire da zero.
Sono finanziariamente più consapevoli dei Millennials, e la maggior parte di essi sa che il lavoro dovranno: o trovarlo con metodi inusuali o crearselo da soli. Chiaramente sul web.
Tuttavia, il loro empowerment si traduce a volte anche in quella che alcuni chiamano una generazione viziata: la maggior parte di loro, infatti, ha avuto tutto ciò che desidera sin da bambino. Insomma, abituati alla instant gratification, non faranno qualcosa che non sono veramente disposti a fare se non c’è un’ottima ragione per farlo.
Questo influenza radicalmente anche il loro atteggiamento verso i brand:
- I nano e anti-Influencer hanno più seguito rispetto ai macro o mega-influencer;
- I contenuti devono essere reali e autentici;
- I valori del marchio devono porre al centro di tutto l’etica e l’inclusività;
- I contenuti patinati lasciano spazio a quelli “grezzi” e i dietro le quinte;
- Gran parte della vita si svolge all’interno di community come Discord, Twitch, Reddit, Fortnite, Rodeo;
- I contenuti devono essere brevi e facilmente fruibili;
- La linea di demarcazione tra creatori e consumatori di contenuti è sempre più sottile;
Questi e molti altri insight, provengono dal colossale report pubblicato da ZebraIQ.
Da scaricare e leggere con cura se si ha a che fare, per ragioni di business e non, con questo target demografico.
Insomma non fate i boomer…
- Come mai formati come le Stories o i video verticali hanno avuto tutto questo successo? [EricFeng]
- Youtube inizia a testare l’inserimento di tag prodotti all’interno dei video. [SocialMediaToday]
- Smart working, si va avanti: cosa deve fare chi vuole regolarlo [Wired]
- Intervista interessantissima a Daniel Ek (founder di Spotify)[TheObserverEffect]
- Il futuro dei pagamenti passa per l’identità digitale [WallStreetItalia]
- Investimenti più consistenti, collaborazioni di lungo corso, trasparenza: cosa dicono i dati sull’influencer marketing 2020 [InsideMarketing]
- Allegro, la regina polacca dell’e-commerce lancia la sfida ad Amazon per il controllo del mercato europeo [BusinessInsider]
- L’impatto degli eventi digitali tra B2C e B2B [MarketingArena]
- Come utilizzare Reddit per la ricerca delle keyword [GrowthContent]
- Le professioni del futuro? Il 60% dei nuovi lavori sono da inventare: ecco come prepararsi alla rivoluzione [Corriere Economia]
- Un report di Google su come è cambiata la fruizione dei video negli ultimi anni [ThinkwithGoogle]
- 24 funzionalità sottovalutate di Google Analytics che dovresti conoscere [Databox]
- Le 3 fasi del processo di innovazione [TheDoers]
- Contenuti Short-Form vs. Long-Form: quale utilizzare e quando? [SemRush]
Videolinq
Videolinq consente di distribuire contenuti in live streaming contemporaneamente su più piattaforme come Facebook, Vimeo, Youtube, Twitch, Mixer e molte altre.
Al momento in offerta Lifetime a 59$ anziché 1200$.
Octoparse
Estrapola migliaia di dati e trasforma una pagina web in un foglio di lavoro Excel strutturato.
VoiceFlow
Prototipa, sviluppa e distribuisci qualsiasi tipo di app vocale per smart speaker di ultima generazione. E senza necessità di scrivere codice.