Ciao e buon venerdì!
Avrai notato che le mie newsletter sono sempre più stringate, non è sempre facile ritagliare del tempo per scrivere contenuti che valga la pena leggere.
Questo perché, da quando il buon Marione Nazionale ha autorizzato lo svolgimento delle celebrazioni, è partita una corsa contro il tempo per organizzare il mio matrimonio a fine Giugno, rispettando i paletti dettati dal CTS ed il tutto da remoto, visto che si terrà in Sicilia.
Anche se faticoso e stressante, questa riapertura e l’organizzazione del giorno più bello della nostra vita porta anche tanta gioia e felicità. E la ripresa di una parvenza di normalità fa ben sperare per il futuro.
Ma presto tornerò full mode sulla newsletter, con nuovi contenuti, nuovi deep dive e qualche altra gustosa novità!
Ma ora…
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Dacci un taglio con le email!
Da qualche anno i social media vengono dipinti come gli unici artefici dei nostri problemi di dipendenza tossica da strumenti digitali. Ma Cal Newport, professore di informatica alla Georgetown University, non sembra essere particolarmente d’accordo con questa narrativa. Dopo aver scritto a lungo sulla questione della gratificazione istantanea (e tenuto anche uno speech su TED nel 2016 dove ci ha invitato ad abbandonare in massa le piattaforme social), recentemente ha analizzato gli effetti che lo strumento che usiamo più frequentemente a lavoro, la cara vecchia email, ha sul nostro benessere mentale.
Attenzione, prima di cliccare su Unsubscribe, leggi bene: Cal non sta parlando di newsletter, ma piuttosto di tutti quei fitti scambi di messaggi che effettuiamo ogni giorno nell’ambito della nostra attività professionale.
Come ci spiega nel suo nuovo libro A World Without Email (il New Yorker ha pubblicato un lungo estratto), da quando la posta elettronica si è affermata come strumento di comunicazione preferito per le organizzazioni aziendali di qualsiasi dimensione, ha stravolto completamente il nostro modo di fare le cose e di approcciare il lavoro.
Con la scusa di essere uno strumento a basso attrito e a costo pressoché nullo, l’email ci ha portato ad una sorta di burn out cognitivo senza ritorno. Suffragata da diversi esperimenti neuroscientifici sapientemente dettagliati nel suo libro, la tesi di Newport dimostra come il leggere e rispondere a dozzine di messaggi quotidianamente, ovvero espletare compiti multipli e diversi in una catena di task senza senza soluzione di continuità, limita fortemente la nostra capacità di concentrazione e allo stesso tempo aumenta la nostra frustrazione, perché si basa sugli stessi processi di gratificazione dei social.
Facci caso: anche quando non rispondi ad un messaggio del tuo capo, collega o cliente, continui a controllare costantemente la tua casella di posta, come se rispondere istantaneamente ad una mail fosse sinonimo di grande produttività.
Questo è ciò che Cal teorizza sotto il nome di mente iperattiva dell’alveare (o coscienza multipla iperattiva), e secondo lui questo è diventato il problema principale; quel brusio costante che spesso ha le fattezze di una thread chilometrico e che impedisce qualsiasi attività cerebrale che richieda la giusta concentrazione. Un flusso di lavoro incentrato su conversazioni non strutturate consegnate tramite strumenti di comunicazione digitale come email o servizi di messaggistica istantanea (si anche Whatsapp, Telegram o Slack rientrano in questa categoria).
Allora, come uscire da questa spirale infernale? In una recente intervista a Newsweek, Cal spiega che dovremmo prima smettere di far sentire in colpa i lavoratori, colpevoli di chissà quali carenze organizzative. E la pandemia con lo smart working non hanno fatto altro che aggravare questo fenomeno: spesso l’email viene utilizzata come strumento di controllo più che di lavoro effettivo. Il problema non è l’utilizzatore finale, ma il modo di organizzarsi in azienda e di utilizzare la posta elettronica come un canale comunicativo sano. Se sei un capo e hai un’organizzazione sotto di te tienine conto: qualche email in meno non farà crollare la tua azienda, anzi potrebbe avere l’effetto contrario.
📰 News
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💡 Learn
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- In questo articolo, Matthew Ball, uno dei principali analisti del settore video e gaming, riflette sull’evoluzione, sui vantaggi competitivi e sulle strategie future delle grandi Entertainment Company come Netflix, Disney, HBO, e sì, pure Amazon.
- Netflix sfrutterà la grande mole di dati sulle abitudini di consumo dei suoi iscritti per lanciare una nuova funzionalità: Play Something che, auspicabilmente, consiglierà agli utenti il film o la serie tv migliore da guardare. Continua quindi la lotta alla decision fatigue da parte di Reed Hastings (ne avevo già parlato qui).
📈 Trends & Stats
- I report pubblicato da Listrak sulle campagne email di ecommerce con insight ottenuti analizzando oltre 70 miliardi di email inviate da più di 1.000 brand: 2021 Ecommerce Email Benchmark Report.
- L’analisi dell’attività di oltre 10.000 dipendenti che sono passati al remote working durante la pandemia mostra che il numero delle loro effettive ore di lavoro è aumentato di circa il 30% — di cui il 18% dopo il normale orario di lavoro — ma che la loro produttività è scesa di circa il 20%.
- L’analisi dello specialista Blockchain Chain Analysis dimostra come i pagamenti in criptovaluta agli hacker ransomware sono aumentati del 337% tra il 2019 e il 2020 fino a raggiungere i 406 milioni di dollari. A tal proposito Accenture dedica un report alle potenziali minacce di attacchi informatici che pesano maggiormente sul settore finanziario: 2021 Future Cyber Threats
- Copiando le app cinesi, le società di ecommerce occidentali iniziano ad aggiungere la gamification alle loro piattaforme per aumentare il coinvolgimento degli utenti: Tophatter è uno dei primi a unire il commercio online con il gioco negli Stati Uniti.
- La Generazione Z è molto sfuggente e non facilmente raccontabile attraverso stereotipi. Questa indagine, svolta su un campione rappresentativo della Gen Z italiana, ha l’obiettivo di fare luce sui comportamenti di acquisto dei giovani e sul ruolo che gli influencer hanno nei processi di scelta di un prodotto o di un servizio. Interessante white paper creato da Buzzoole.
⚒️ Tools
Content Drips
I caroselli vanno sempre più di moda su Instagram, e hanno tassi di engagement più alti rispetto alla media degli altri post. Con Content Drips puoi automatizzare il processo di creazione dei caroselli mantenendo la brand identity uniforme per tutti i contenuti.
Tack
Un time tracker davvero ricco di funzionalità per gestire, analizzare e organizzare i propri flussi di lavoro (anche in ottica budgeting e fatturazione).
Stumbled
Se hai qualche capello bianco forse ricorderai StumbleUpon. Questa è una versione riveduta e corretta del famoso aggregatore e sito di social bookmarking in voga nei primi anni 2000.
mmm.page
Un editor web piuttosto curioso dove l’unica regola è che non ci sono regole. Con un semplice drag & drop puoi posizionare qualsiasi tipo di contenuto (testi, immagini, video) su qualsiasi parte nello schermo riuscendo così a creare siti originali e creativi, come in un collage.