🔔 I social della passività

Est. Reading Time: 5 minuti 13 secondi

Qual è la differenza tra Instagram, LinkedIn, TikTok, Snapchat, Twitter e Facebook?

Beh, lascio decidere a voi. Gustatevi questo schemino di Axios:

Quanto tempo passerà ancora prima che piattaforme nate con filosofie così diverse diventino perfettamente intercambiabili? Ad ogni update, si trasformano e diventano qualcosa di completamente differente da quello che erano anche solo pochi mesi prima.

Prendiamo Instagram: dopo anni ad aver allenato la memoria muscolare dei suoi utenti con i tasti della fotocamera e delle notifiche posizionati sulla barra inferiore, le stesse tab vengono sostituite con quelle di Shopping e Reels. Potrebbe sembrare una cattiveria gratuita o la necessità di far rientrare tutte le nuove funzionalità nella stessa schermata in modo armonico.

Hai ricevuto la newsletter da un* collega o amic*? Puoi iscriverti qui. Vuoi partecipare al programma di referral? Trovi le istruzioni in fondo alla mail. Vorresti sponsorizzare la newsletter? Non ne puoi più delle mie email? Trovi il link di disiscrizione alla fine di questo messaggio.

Ma forse c’è di più. Come per esempio una decisione progettuale che la sviluppatrice di UX Mariana Vargas identifica come una nuova forma di dark pattern.

Il clic accidentale sul pulsante Reels o Shop quando si cercano le funzionalità tradizionali dell’app, potrebbe essere un glitch ingegnerizzato dagli sviluppatori stessi. Anche se Mosseri, Head of Instagram, la pensa diversamente. Non credo sia plausibile credere che nei piani alti dell’azienda non potessero prevedere un simile impatto.

Al contrario, tutti questi update mandano un segnale lampante: Instagram è più interessato al consumo passivo dei contenuti piuttosto che alla creazione attiva da parte dei suoi utenti.

Questa è la stessa logica seguita da TikTok. E Reels non è altro che un semplice copia e incolla del primo.

In questi ultimi, la navigazione sul feed avviene in un unico modo: con lo scorrere del pollice sullo schermo per passare al contenuto successivo. Contenuto che poi decideremo se apprezzare, condividere o skippare. Quest’unica interaction è sufficiente all’algoritmo per decidere se mostrarci altri contenuti simili a quelli che abbiamo visto precedentemente.

È un paradigma diverso da quello al quale ci avevano abituato fino ad ora: su Facebook, Twitter o Instagram ci vengono mostrati profili di persone o brand che abbiamo scelto autonomamente di vedere sul nostro feed. L’algoritmo poi decide quali di questi, grazie alla reach organica, può essere visto da più persone. Su TikTok questa scelta diventa irrilevante. Il vero pilota del feed, non è l’utente ma l’algoritmo di raccomandazione, l’equazione che decide quale video verrà visualizzato successivamente.

In questo il flusso dei contenuti di TikTok diventa molto simile a quello passivo della tv tradizionale dove i programmi si susseguono in modo lineare senza che l’utente possa decidere il palinsesto.

Gli esperimenti di streaming lineare di Netflix, le playlist algoritmiche di Spotify e la funzione di riproduzione unskippable delle pubblicità su YouTube sono altri esempi di funzionalità multimediali volutamente passive.

Insomma, la passività deve essere una vera e propria caratteristica del prodotto. E ci deve spingere a consumare sempre più contenuti, vedere sempre più pubblicità e fare sempre più shopping.

E così all’infinito.

🏢 Secondo lo studio Work.Reworked di Microsoft il lavoro da remoto rende più produttivi, ma potrebbe provocare senso di isolamento e una riduzione del tasso di innovazione.

🔍 Un anno di ricerche 2020 by Google. Una classifica con tutti gli argomenti di tendenza dell’ultimo anno. Tra cose più o meno note anche alcune sorprese.

📰 Scelta epocale di Ikea: dopo più di 70 anni, a causa dell’aumento delle vendite online, non pubblicherà più il suo catalogo cartaceo. Compensa però col lancio di una nuova linea di abbigliamento.

🎮 Gli eSport sembrerebbero non più così importanti per ESPN.

🎹 Spotify inaugura una nuova tecnologia di intelligenza artificiale che rileverà eventuali plagi ai danni degli artisti.

👜 Whitepaper di Highsnobiety sul New Luxury. Mindset, demografica, comportamenti d’acquisto e altri aspetti interessanti sull’evoluzione nel modo di concepire i brand di lusso.

💬 Interessante report di co-matter sul futuro delle community online e sull’evoluzione dei social network come luoghi di aggregazione virtuali.

🖥️ Come strutturare la creatività per le pubblicità display da inserire nella vostra strategia di email marketing. Tutti le migliori idee e best practice da applicare consultabili in questo PDF.

👨‍💻 Excursus sulle nuove tecnologie che stanno impattando il settore dell’eCommerce: dalla fase di scoperta e promozione dei brand fino alla consegna del prodotto, passando per assistenza post-vendita e gestione del magazzino.

📹 Quanto può impattare la lunghezza di una pubblicità video sull’efficacia della pubblicità stessa? Google ne esamina i diversi formati e quali sono più funzionali di altri.

Taplink

Una valida alternativa a Linktree per la creazione di aggregatori di link da inserire nella bio di Instagram (ma non solo). In offerta Lifetime a 49$ anziché 270$.

Scopri ↗︎

Newspaper Club

Sono un romantico e la carta mi appassiona ancora. Devono pensarla come me anche i founder di Newspaper Club, piccola startup britannica che consente di creare una vera e propria pubblicazione cartacea, stile magazine o quotidiano con pochi spicci.

Scopri ↗︎

Phantombuster

Phantombuster è un tool dedicato allo scraping automatico dei social media. Scarica in modo automatizzato qualsiasi tipo di dato strutturato da profili Instagram, gruppi Linkedin o pagine Facebook e li archivia su un file Excel o CSV.

Scopri ↗︎