Cari tutti,
L’ho già scritto su Linkedin, ma lo riporto nuovamente qui. Per scegliere i contenuti da inserire su Let Me Tell, It seleziono minuziosamente da moltissime fonti. In ordine sparso:
– dalle 100 alle 150 newsletter settimanali (Si lo so, sono da rinchiudere. No, non riesco a smettere. Circa 20% italiane, il resto straniere);
– Feedly (per fare ordine tra blog e testate online);
– Telegram, Reddit, Medium, Discord;
– ogni tanto pure i social regalano delle perle, e sì, anche TikTok.
Ma il canale da cui traggo maggior valore, oltre a poche selezionate newsletter, è anche quello probabilmente meno apprezzato dal pubblico italiano (se non per spesso grevi dibattiti politici o da Bar Sport): Twitter.
Il meglio del marketing, tecnologia, crypto, investimenti, creator economy è qui. I massimi esperti sono qui. Gli innovatori sono qui. Anche gli utenti italiani tecnologicamente più avveduti, accaniti startupper inclusi, ripudiano il social dell’uccellino blu preferendo altri lidi.
Io non mi so dare una spiegazione, forse è cultura, forse è pigrizia o forse è colpa dei nostri opinion maker, più che della popolazione web. Sempre su Linkedin, una delle risposte che a mio avviso centra il bersaglio, da parte di Edoardo Maggio:
La risposta che mi sono dato è che Twitter, un po’ come Reddit, non è immediatamente accessibile se lo si vuole apprezzare davvero in fondo. È richiesta, in silenzio, una curva di apprendimento per poter accedere alla “culture” — e la gente, si sa, non ha voglia di impegnarsi.
Questo un primo motivo. Il secondo è legato alla natura social del prodotto: a differenza di un Instagram, dove si seguono molto gli amici e gli amici seguono ciò che facciamo noi, Twitter è uno spazio più aperto in cui l’engagement/feedback loop è più lento (leggi: valanghe di tweet urlati nel vuoto).
Un forte disincentivo che, ahimè, anche un veterano come me sente sulla propria pelle. Tanto che l’alternativa migliore, curiosamente, è proprio LinkedIn.
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📰 News
- Reporters Without Borders ha pubblicato il suo Annual Index sulla libertà di stampa nel Mondo: World Press Freedom Index 2022. L’Italia ottiene un dignitosissimo 58° posto, dietro Gambia, Sierra Leone, Belize, Costa d’Avorio e Bhutan.
- Prima era solo una sensazione, ora lo conferma anche la scienza: in una ricerca pubblicata dalla rivista Nature, emerge come le collaborazioni online generino meno creatività rispetto a quelle in presenza.
- James Whatley su The Drum spiega che: “il Metaverso non esiste. Al contrario, gli spazi online virtuali in cui le persone si riuniscono esistono da decenni. Se dovessimo chiamare le cose per quello che sono, questi spazi si chiamerebbero videogame. E questa non deve essere una parola proibita. Soprattutto in un reparto marketing“.
- Amazon ha lanciato poche settimane fa “Acquista con Prime” un servizio che consente a qualsiasi azienda (purché soddisfi determinati requisiti) di offrire opzioni di consegna rapida gestite da Amazon, per prodotti venduti sul proprio ecommerce. Ben Thompson su Stratechery ipotizza quali conseguenze può avere nel mondo delle vendite online.
- Come validare un’idea per una startup. Dall’idea iniziale al successo, otto founder raccontano le loro incredibili storie.
- L’interessante funzionalità OneLink per monetizzare il traffico internazionale con le affiliazioni Amazon.
💡 Learn
- Due risorse di UX che dovresti conoscere: com’è fatta una sponsorizzata che ti fa smettere di scrollare, e una critica alla user experience dei quotidiani online a pagamento.
- Milano ha un serio problema con il costo degli affitti e degli immobili in vendita (ahimè, lo sto toccando con mano), il che implica anche una crescente gentrificazione. Una delle possibili cause ipotizzate dalla rivista Politico? Potrebbe essere AirBnB.
- L’influencer marketing ha spesso una brutta nomea: per molti è visto come non particolarmente utile per i brand e non autentico. Ma l’influencer marketing 2.0 invece andrebbe preso sul serio. Gran parte della crescita di questo fenomeno, non dipenderà dai nomi più in voga, ma dai creator con 10.000, 1.000 o anche 500 follower.
- La storia di Den Fujita, l’imprenditore che aprì il primo McDonald’s in Giappone e che decise che l’azienda, per poter avere successo, doveva apparire al 100% giapponese.
- Può un’azienda influenzare le abitudini di acquisto dei consumatori? Beh, a quanto pare, è quel che sta cercando di fare Gillette, perché sempre più persone si fanno crescere la barba e sempre meno si radono con regolarità. E gli affari ne risentono.
- Flawless, la startup londinese che intende rivoluzionare il mondo del doppiaggio cinematografico, grazie all’intelligenza artificiale.
- Quello che c’è da sapere su GA4, anche se non sei un data analyst.
- Cosa fa un consulente/investitore in NFT durante la giornata?
- Errata Corrige: nell’ultima newsletter avevo scritto che a breve sarebbe uscito il libro di Tommaso Ebhardt su Leonardo Del Vecchio. Falso, il libro è già disponibile e, se vuoi, puoi acquistarlo qui.
📈 Trends | Stats
- I 50 siti web più visitati al mondo.
- A differenza del forecasting, il foresighting non mira a creare previsioni accurate di eventi futuri, ma piuttosto attinge dal presente per ricreare rappresentazioni realistiche di ciò che potrebbe verificarsi avanti nel tempo.
- Il report Thinkific 2022 sullo stato dell’eLearning, quello di ConvertKit sulla Creator Economy 2022 e quello di TrustPilot sulla trasparenza del suo servizio.
- Nel recente report di Oracle e CRM Essentials emerge come gli utenti più giovani, quelli della Generazione Z, decidano di fare acquisti seguendo gli influencer, con Generazione Z e Millennial due volte più propensi dei Boomer a fidarsi dei loro consigli.
- Il fenomeno sempre più preoccupante delle TikTok Live: sempre più simile ad “uno strip club pieno di 15enni”. E poi c’è un intero movimento di fan contro i nepotism baby, termine coniato dalla Gen Z per descrivere le celebrità che sono tali perché figli o parenti stretti di personalità già legate da tempo al mondo dello show business.
- 10 strumenti No Code che ti possono tornare utili per il tuo lavoro. A mio avviso, grave assenza in questo elenco, quella di Make (ex-Integromat).
- Il Proof Of Attendance (o POAP, Proof of Attendance Protocol) sarà la vera spinta all’utilizzo degli NFT, soprattutto nel mondo del fashion e dell’entertainment. Poter mostrare l’aver partecipato ad un evento (magari esclusivo come una sfilata o un concerto soldout) con un attestato digitale sarà considerato come un nuovo status symbol.
- Bonus: puoi far scrivere l’email di risposta automatica per le tue ferie da un cavallo islandese che passeggia su una tastiera gigante. Sul serio.
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Antonio
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